Protezione del Portafoglio dai drawdown
- Mass R
- 22 mar
- Tempo di lettura: 8 min

In questo articolo tratteremo i seguenti argomenti:
Quanto devo investire dei miei risparmi
Quanto dovrei dedicare alla parte azionaria
Come posso sapere quanto sto rischiando con il mio portafoglio
Come posso mitigare il rischio di portafoglio
Dall’alba dei tempi il mondo della finanza è sempre stato popolato da truffe più o meno legalizzate ai danni della popolazione.
Laddove si concentrano i risparmi degli investitori, si concentrano parallelamente le attività degli attori dei mercati finanziari (intermediari ed istituzioni finanziarie vere e proprie) che agiscono per massimizzare i profitti.
I profitti che chiaramente intendono massimizzare sono i loro non quelli dei clienti che a loro si rivolgono. Le regole del business sono chiare, il consumatore ha necessità di un servizio, l’impresa fornisce un prodotto o servizio.
Nell’ambito finanziario, generalmente un cliente è un risparmiatore che ha l’obiettivo di utilizzare i propri risparmi per accrescerne il valore. L’intermediario fornisce gli strumenti per poter realizzare questo obiettivo.
Seguendo il modello di business più comune, almeno in Italia, il risparmiatore-investitore si rivolge al personale della banca di fiducia, che consiglia prodotti non adeguati al cliente.
Il driver con cui il consulente della banca è correlato agli obiettivi di vendita per prodotto che la banca stessa assegna al consulente. I prodotti normalmente consigliati hanno elevati costi commissionali e di gestione che vanno a compromettere parzialmente il risultato dell’investimento.
Le istituzioni finanziarie, stanno adeguando questo modello, purtroppo però il cambiamento è molto lento. Le scarse competenze in materia di finanza della persona comune contribuiscono sicuramente a peggiorare il quadro di insieme.
Cosa fare dunque ? sicuramente è necessaria una buona dose di umiltà. Dobbiamo prendere consapevolezza dei nostri limiti (bias di Dunning-Kruger e bias dell’overconfidence). Questi due bias sono per alcuni versi simili ma hanno delle importanti differenze. Si rivolgono a categorie di persone differenti.
Effetto Dunning-Kruger: è un bias che coinvolge le persone con una bassa conoscenza su un argomento, per cui non possono rendersi conto che non hanno ancora adeguate conoscenze per agire propriamente (ad esempio un investitore alle prime armi che ha letto un libro sugli investimenti e si butta ad acquistare strumenti finanziari con la convinzione di poter battere il mercato senza ulteirori studi o approfondimenti).
Il bias dell’ overconfidence invece, riguarda generalmente le persone più esperte che sovrastimano le loro abilità al di la di ciò che è ragionevole (ad esempio un esperto trader che crede di poter battere sistematicamente il mercato trascurando la casualità insita dei mercati finanziari).
Questi due bias sono dei veri killer, ce ne sono molti altri che vanno ad influenzare il rapporto tra il risparmiatore-investitore ed il mercato.
E’ disponibile un’ampia letteratura a riguardo, diversi premi Nobel dedicati a questi temi di finanza comportamentale hanno documentato un fatto incontrovertibile: le azioni corrette per operare sui mercati finanziari sono controintuitive e la persona ha tendenzialmente propensione ad agire in modo contrario a ciò che sarebbe più opportuno fare.
Non siamo stati, geneticamente, programmati per seguire le regole dei mercati finanziari.
In particolare per chi vuole approfondire c’è il bias della Loss Aversion.
Questo bias cognitivo ci insegna che le persone temono le perdite più di quanto apprezzino i guadagni di pari entità. In altre parole, perdere 100€ ci fa soffrire più di quanto guadagnarne 100€ ci renda felici. La paura di perdere è tre volte superiore alla felicità di guadagnare.
Perché è utile conoscere questi concetti ?
Essere consapevoli di questi bias ci aiuta a proteggere i nostri soldi.
Immaginate un trader che imposta uno stop loss (azione corretta) ma che affetto appunto, come tutti, dal bias della loss aversion, quando il prezzo si avvicina, toglie lo stop loss (azione scorretta) perché non vuole perdere. In questo caso la naturale paura di perdere i soldi dello stop loss ha prevalso, esponendo il trader a perdite superiori.
L’obiezione più comune è: si ma lo espone anche ad un potenziale recupero e potenziali guadagni.
Vero, può essere vero qualche volta, ma statisticamente questo è un comportamento killer che sui mercati finanziari porta all’azzeramento del capitale con una probabilità altissima. Dipende chiaramente dall’algoritmo di trading, se l’algoritmo è stato progettato per avere uno stop loss variabile allora c’è una gestione attiva del rischio (azione corretta).
In sintesi, abbiamo più paura di perdere che soddisfazione di vincere, quindi per essere profittevoli sui mercati finanziari dobbiamo utilizzare algoritmi che tengano conto di questo concetto. Si dovranno perciò utilizzare Stop Loss e Take Profit opportuni. Essi possono essere variabili in base ad altri parametri o indicatori tecnici oppure impostati temporalmente (dopo x giorni chiudi il trade e prendo i profitti o le perdite).
Per un risparmiatore-investitore invece c’è il cosiddetto Confirmation bias che è la tendenza a cercare, interpretare e ricordare solo le informazioni che confermano le proprie convinzioni, ignorando o sminuendo quelle che le contraddicono.
Quindi l’investitore che crede che il mercato americano sia l’unico e migliore mercato azionario, andrà a recepire più facilmente tutte le informazioni a supporto di tale convinzione, generando un loop autoalimentato che rafforza sempre più il concetto portando il risparmiatore-investitore ad acquistare solo sul mercato azionario americano (azione scorretta).
Quanti dei miei risparmi vanno investiti ?
La risposta è semplice: tutti
Ad eccezione di un fondo liquidità per le spese correnti, il 100% dei propri soldi vanno investiti. Anche il così detto "Fondo di Sicurezza" o "Fondo di Emergenza" deve essere gestito adeguatamente tramite ETF monetari o certificati di deposito.
Quanto dovrei impiegare per la parte azionaria ?
Questo aspetto è più complesso e richiede una analisi approfondita.
Essendo l'asset azionario il più volatile deve essere dimensionato con attenzione.
Spesso questa parte del portafoglio sopporta da sola la maggioranza del rischio dell'intero portafoglio di investimento e la sua definizione determina il successo nel contenere il rischio di portafoglio al livello desiderato.
Per progettare correttamente questa componente dobbiamo considerare tre aspetti:
Quale è la mia capacità di tolleranza al rischio ? (risk tolerance)
Sono in grado di gestire emotivamente oscillazioni del portafoglio del 20-30% oppure già ad un -10% averto sintomi di ansia o addirittura panico ?
Ho la capacità di "distaccarmi" dal valore dei mio portafoglio e dormire la sera anche se sono in perdita oppure quando il segno è quello meno divento nervoso e penso continuamente alla perdita ?
Su questo aspetto è necessario essere molto oggettivi, una errata valutazione di questo primo aspetto può provocare danni importanti.
Quale è la necessità di assumermi rischi relativamente ai miei obiettivi ? (risk needs)
Quali necessità ho di assumermi rischi per raggiungere i miei obiettivi di investimento ?
Tanto maggiore è il rendimento che devo realizzare per raggiungere i miei obiettivi tanto più ho bisogno di assumere un rischio importante. Chiameremo questa componente "Risk Needs".
Quale possibilità ho di assumere rischi in relazione alla mia età anagrafica, al mio patrimonio ? (risk capability)
Se sono molto giovane ho la possibilità di assumermi più rischio rispetto ad un 60-enne che si approssima al pensionamento.
Se ho un patrimonio alto, posso assumermi una quota di rischio maggiore rispetto ad una persona con un basso patrimonio.
Chiamiamo risk capability questa quota di rischio che oggettivamente posso assumermi perché ho un patrimonio di un certo tipo.
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Esempio:
Se il risultato dell'analisi ha fornito il seguente risultato:
Risk Tolerance: 15%
Risk Needs: 30%
Risk Capability: 10%
Il valore minimo individuato rappresenta il rischio di riferimento che devo considerare per il mio portafoglio.
Se devo costruire un portafoglio di investimento di 100.000€ ripartito tra azioni, obbligazioni, commodities:
Azioni: rendimento atteso 9% (Ra), volatilità attesa 20% (Va)
Obbligazioni: rendimento atteso 4% (Ro), volatilità attesa 5% (Vo)
Commodities: rendimento atteso 6% (Rc), volatilità attesa 13% (Vv)
Chiamiamo Pa, Po, Pc i pesi delle rispettive componenti ed ipotizziamo di voler avere una componente in commodities Pc=0.08 (8%),
calcoliamo la ripartizione tra la componente azionaria ed obbligazionaria per determinare Pa, Po:
Pa+Po+Pc=1 (100%)
Pc=0.08 (8%)
(Pa x Va)/(Pa x Va+Po x Vo+Pc x Vc)=
=(Pax0.2)/(Pax0.2+Pox0.05+0.08x0.13)=0.1 (Risk Capability=10%)
Soluzione del sistema di 3 equazioni a 3 incognite:
Pa=0.02=3% azioni
Po=0.91=89% obbligazioni
Pc=8% commodities
Un portafoglio così composto avrà un rendimento atteso del 4.31%
ed una volatilità attesa del 3.69%
Si veda per il calcolo del rendimento atteso e della volatilità attesa l'articolo:
In questo portafoglio la quota di rischio del portafoglio associata alla parte azionaria (Pa x Va) rappresenta il 10% sul totale della quota di rischio associata al portafoglio.
Utilizzando i coefficienti di covarianza tra i tre asset vediamo che il rendimento di portafoglio si attesta poco sopra al 4% ma con una volatilità molto contenuta che limita le oscillazioni.
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Il portafoglio sopra calcolato è molto conservativo e tiene in considerazione una componente obbligazionaria con un rendimento del 4% (che probabilmente è sovrastimata), in ogni caso la modalità di calcolo non cambia assumendo differenti assunzioni di base.
Quale è il rischio del mio portafoglio ?
Abbiamo visto chiaramente nell'esempio al punto precedente, che il rischio del mio portafoglio non è rappresentato matematicamente dal 10% di azioni detenuta in portafoglio.
Detenere in portafoglio il 10% di azioni significa avere una percentuale di rischio ampiamente superiore poiché a quel 10% è associato generalmente ad una volatilità molto superiore alla volatilità degli altri asset.
Il rischio del portafoglio deve essere calcolato come somma pesata dei prodotti della volatilità per i rispettivi pesi.
Nell'esempio precedente il Rischio minimo, rappresentato dalla sola parte obbligazionaria (100%), rappresenta 0.05 punti base (PoxVo). Il Rischio massimo invece (100% di azioni) rappresente 0.2 punti base (PaxVa).
La ripartizione sopra descritta, 3% azionario, 89% obbligazinario ed 8% commodities restituisce invece 0.0609 punti base. Del totale dei punti di rischio del portafoglio, la quota di rischio che deriva dalla parte azionaria è 0.03x0,2=0.006. Rispetto al totale dei punti rischio, la parte azionaria costituisce il 0,006/0,0609=0,1 cioè il 10%, realizzato con una quota di azioni di solo il 3%.
Massima attenzione quindi ad identificare il rischio del tuo portafoglio con la percentuale di azioni, non è così.
Come posso mitigare il rischio di portafoglio
Oltre alla ovvia riduzione della componente azionaria, è possibile proteggere il portafoglio con strumenti opportuni da utilizzare, solo e tassativamente con il supporto di un consulente finanziario specializzato nell'utilizzo di strumenti derivati. Si tratta di strumenti tipo ozioni, future e contratti forward.
Non consiglio personalmente un approccio puramente basato sulle formule del tipo:
100-età = quota di azioni poiché non si tiene conto dello stato patrimoniale della persona.
Il rischio, come detto in precedenza dipende da più componenti, non solo dall'età.
Conclusioni
La metrica del rischio e la sua valutazione quantitativa è di fondamentale importanza per evitare di incorrere in perdite superiori alla propria possibilità/capacità di sopportazione.
Il rischio di vendere in perdita è sempre in agguato, è possibile proteggersi con adeguati strumenti, solo ed esclusivamente con il supporto professionale di un Consulente Finanziario.
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