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La ripartizione della Spese Famigliari

  • Immagine del redattore: Mass R
    Mass R
  • 16 feb
  • Tempo di lettura: 12 min

Aggiornamento: 15 mar


Una famiglia al supermercato per fare la spesa
Famiglia alle prese con la spesa settimanale - Pixabay - Vika Glitter

Un tema quantomai controverso è la suddivisione delle spese ordinarie della famiglia tra i due coniugi. In questo spazio andremo ad esplorare alcuni modelli possibili ed in particolare analizzeremo le differenze tra un modello puramente basato sul reddito ed un modello misto che tiene conto degli aspetti patrimoniali della coppia.


Introduzione


Come potrete immaginare, per gestire le spese in coppia non c'è una formula universale, poiché la “soluzione migliore” dipende da vari fattori: differenze di reddito, abitudini di spesa e il desiderio di mantenere un certo grado di indipendenza finanziaria. Tuttavia, esistono alcuni approcci comunemente consigliati dagli esperti che possono aiutare a instaurare una gestione serena e trasparente:


1. Pianificazione e Comunicazione Aperta


  • Definire obiettivi comuni: Parlate apertamente delle vostre entrate, uscite e sogni futuri (come comprare casa, viaggiare o risparmiare per la pensione). Concordare fin da subito quali spese saranno condivise e quali rimarranno personali è fondamentale per evitare incomprensioni.

  • Budget condiviso: Stabilire un budget mensile in cui inserire le spese fisse (affitto, bollette, alimentari) e quelle variabili aiuta a tenere sotto controllo le finanze e a raggiungere obiettivi comuni.


2. Modalità di Condivisione dei Conti


Esistono diverse strategie per gestire le finanze in coppia:

  • Conto Comune:

    Entrambi i partner versano una quota (spesso proporzionale al reddito) in un conto condiviso dedicato alle spese comuni.

    Vantaggi: Facilità nella gestione delle spese quotidiane e maggiore trasparenza.

    Svantaggi: Potrebbe ridursi l’autonomia finanziaria personale se non ben gestito

  • Conti Separati:

    Ciascuno mantiene il proprio conto, contribuendo alle spese comuni con importi concordati (ad esempio, in misura fissa o in percentuale del reddito).

    vantaggi: Maggiore indipendenza e minor rischio di conflitti legati a stili di spesa differenti.

    Svantaggi: Può risultare più difficile monitorare le spese comuni e gestire imprevisti

  • Sistema Ibrido:

    Unisce il meglio dei due mondi: si apre un conto cointestato per le spese condivise, mantenendo al contempo i conti personali per le spese individuali.

    Questo approccio favorisce sia la trasparenza che l’autonomia, permettendo una gestione flessibile delle finanze


3. Ripartizione Proporzionale al Reddito


Quando i redditi sono molto differenti, dividere le spese in modo proporzionale al guadagno di ciascuno può risultare più equo. In questo modo, il partner con un reddito inferiore non si sente troppo gravato e si mantiene un equilibrio nel contributo alle spese comuni


4. Revisione Periodica e Flessibilità


La situazione finanziaria e le esigenze di vita cambiano nel tempo. È importante:

  • Rivedere regolarmente il budget: Incontri periodici per analizzare le spese e, se necessario, ricalibrare il contributo di ciascuno.

  • Essere flessibili: Adeguare il metodo scelto in base a eventi come cambi di lavoro, nascita di figli o variazioni delle spese quotidiane.


Una prima conclusione


Non esiste, come già detto, un metodo “migliore” in senso assoluto; il successo nella gestione delle spese di coppia risiede nella capacità di comunicare apertamente, definire insieme obiettivi chiari e scegliere un sistema che rispetti le esigenze di entrambi. Che si opti per un conto comune, conti separati o un approccio ibrido, l’importante è instaurare una gestione trasparente e flessibile che rafforzi la fiducia reciproca.


A mio avviso però occorre introdurre due elementi chiave per meglio definire i criteri driver in questo importante processo di ripartizione, il Reddito e la Patrimonializzazione.


Primo caso studio Sara e Marco


Partiamo da un primo esempio in cui consideriamo una coppia, Sara e Marco hanno rispettivamente 23 e 25 anni, neo sposi. Vivono in affitto.

Marco è dipendente e guadagna 20.000€ netti all'anno. Sara, insegna presso una scuola media e guadagna 15.000€ annui netti. Entrambe hanno circa 15.000€ di risparmi.


In che proporzione dovrebbero suddividersi le spese ordinarie della famiglia ?


Questo caso è molto semplice,

Per una suddivisione equa, il criterio più comune è basare il contributo alle spese sui redditi netti disponibili. In questo caso:

  • Marco: 20.000 € annui

  • Sara: 15.000 € annui

  • Totale: 35.000 €

Quindi, la ripartizione proporzionale sarebbe:

  • Marco: 20.000 / 35.000 ≈ 57%

  • Sara: 15.000 / 35.000 ≈ 43%

Questa divisione riflette la capacità contributiva di ciascuno in base ai redditi effettivi e risulta generalmente il metodo più equo per le spese ordinarie di una coppia in affitto. Entrambi potrebbero inoltre decidere di contribuire anche in misura fissa partendo da questo criterio, per poi rivedere la ripartizione nel tempo in base a eventuali variazioni dei redditi o delle spese.


Un secondo caso decisamente più complesso, Anna e Mario


La seconda giovane coppia è composta da Anna e Mario. Anna non lavora, possiede le quattro case , che non desidera affittare per non svalutare il patrimonio, del valore totale di 1.200.000 €. Anna possiede anche un milione di capitale che è investito al 5% annuo al netto delle tasse. Mario guadagna uno stipendio annuo di 88.000€ netto, Mario non ha ancora risparmi propri.


In che percentuale è opportuno in questo caso suddividere le spese ordinarie ?


Per determinare una suddivisione equa delle spese ordinarie, è ragionevole basarsi sul rapporto tra i redditi netti disponibili di Anna e Mario, considerando che le spese vanno coperte con le entrate attuali (non con il patrimonio immobiliare non produttivo).

 

Dati rilevanti:

1. Reddito di Anna: 

   - Capitale investito: €1.000.000 a rendimento netto del 5% annuo → €50.000/anno.

   - Le 4 case (€1.200.000) non generano reddito (non affittate) → non contano come entrata.

 

2. Reddito di Mario: 

   - Stipendio netto: €88.000/anno.

 

Calcolo delle proporzioni:

- Reddito totale della famiglia: 

  €50.000 (Anna) + €88.000 (Mario) = €138.000/anno.

 

- Percentuale di contributo: 

  - Anna: 50.000/138.000=36.2%

  - Mario: 88.000/138.000=63.8%

 

Proposta di suddivisione:

- Anna: 36% delle spese ordinarie. 

- Mario: 64% delle spese ordinarie.

 

- Il criterio del reddito disponibile è equo perché riflette la capacità contributiva effettiva. 

- Anna partecipa con i proventi del suo capitale (€50.000), mentre Mario con lo stipendio (€88.000). 

- Le case non affittate non producono entrate, quindi non vanno considerate nel calcolo.

 

Considerazione:

Se le spese includono costi legati alle proprietà (es. manutenzione, tasse), sarebbe giusto che Anna se ne occupasse integralmente, essendo proprietaria esclusiva.


Questo primo risultato, basato esclusivamente sulla capacità di reddito dei due coniugi, trascura un paio di aspetti importanti: la patrimonializzazione e gli espetti etici e di equità di lungo periodo.


Andremo quindi a considerare lo stesso caso studio introducendo una importante variabile, l'aspetto patrimoniale.


Ripartizione delle spese considerando Reddito e Patrimonio


Innanzitutto chiediamoci, è corretto introdurre il patrimonio in questa valutazione ?

ci sono due prospettive da tenere in considerazione:


1. Prospettiva economico-pratica


Perché il patrimonio normalmente non viene considerato?

- Liquidità vs. patrimonio: 

  Le spese ordinarie (bollette, cibo, trasporti, ecc.) richiedono flussi di cibo regolari, non patrimonio immobilizzato. Anna ha già incluso nel calcolo il reddito derivante dal suo capitale investito (€50.000/anno dal milione a rendimento 5%). 

  - Le case (€1.200.000) non generano reddito e non sono liquidabili senza venderle, quindi non contribuiscono al bilancio familiare. 

  - Il patrimonio non è "reddito disponibile" a meno che non venga liquidato o messo a frutto.

 

- Rischio di squilibrio: 

  Se si considerasse il valore totale del patrimonio, Anna (con €2.200.000 tra case e capitale) dovrebbe teoricamente contribuire in modo sproporzionato rispetto a Mario, anche se il suo reddito effettivo è inferiore. Questo creerebbe un’ingiustizia nella ripartizione delle spese correnti.

 

Eccezioni in cui il patrimonio potrebbe contare: 

- Se le spese includono costi legati al patrimonio (es. tasse sulle case, manutenzione straordinaria), sarebbe equo che Anna le copra integralmente, essendo proprietaria. 

- Se la coppia decide di liquidare parte del patrimonio (es. vendere una casa o usare il capitale investito), il reddito aggiuntivo andrebbe incluso nel calcolo.


2. Prospettiva etico-relazionale

Equità vs. solidarietà: 


- Reddito come base equa: 

  Dividere in base al reddito disponibile riflette la capacità contributiva attuale di ciascuno. Anna partecipa con €50.000 (frutto del suo capitale), Mario con €88.000 (frutto del lavoro). 

 

- Solidarietà e visione di coppia: 

  Se la coppia adotta una logica di comunione totale ("ciò che è mio è tuo"), potrebbe scegliere di unire redditi e patrimonio, ma questo richiede un accordo esplicito. Ad esempio: 

  - Anna potrebbe decidere di affittare una casa per aumentare il reddito familiare. 

  - Mario potrebbe contribuire di più oggi, sapendo che il patrimonio di Anna è una riserva per il futuro (es. figli, pensionamento).

 

Rischio di tensioni: 

  Ignorare del tutto il patrimonio potrebbe generare risentimento in Mario ("Anna ha un patrimonio enorme, ma contribuisce meno"). D’altro canto, Anna potrebbe sentirsi penalizzata se il suo patrimonio (non liquidabile) diventa un motivo per alzarle la quota.


Una Proposta di mediazione


1. Spese ordinarie: 

 Ripartirle in base al reddito disponibile (36% Anna, 64% Mario), come calcolato in precedenza. Questo garantisce equità nel breve termine.

 

2. Spese legate al patrimonio: 

Anna dovrebbe coprire interamente costi come tasse sulle case, manutenzione, assicurazioni.

 

3. Fondo comune per il futuro: 

Se Anna non vuole liquidare o affittare le case, la coppia potrebbe concordare che il suo patrimonio rimanga una garanzia per emergenze o progetti a lungo termine (es. acquisto di una nuova casa, istruzione dei figli). In questo modo, il patrimonio non "pesa" sulle spese quotidiane, ma diventa un bene condiviso per obiettivi futuri.


Una seconda Conclusione

Escludere il patrimonio dalla ripartizione è corretto se ci si limita alle spese ordinarie e si rispettano due condizioni: 

- Anna contribuisce con il reddito effettivo del suo capitale (€50.000/anno). 

- Le spese legate alle sue proprietà sono a suo carico. 

 

Se invece la coppia vuole una logica più "comunitaria", può ridefinire le regole, ma deve farlo in modo esplicito e consensuale, evitando ambiguità.


Se non ci fosse invece una logica "comunitaria" condivisa, per intenderci il vecchio regime della "comunione dei beni", quale potrebbe essere una proposta alternativa ?


Ripartizione senza la logica "comunitaria"


Nella stessa situazione precedente, assumendo che i due coniugi non abbiano intenzione di considerare il patrimonio dei singoli un bene comune, si può pensare ad una soluzione: ibrida:


Anna si assume interamente i costi dei 4 immobili (tasse, manutenzione, etc.), non vi è un accordo sulla condivisione del patrimonio. L’obiettivo è bilanciare equità, sostenibilità e rispetto delle scelte individuali.

 

1. Spese ordinarie (quotidiane/ricorrenti)

Criterio di base: 

Ripartizione proporzionale basata sui redditi netti disponibili (come precedentemente calcolato): 

- Anna: 36% (€50.000/anno da investimenti). 

- Mario: 64% (€88.000/anno da stipendio). 

 

Motivazione: 

- Le spese ordinarie (cibo, bollette, trasporti, salute) richiedono un flusso di cibo regolare, non legato al patrimonio. 

- Anna già contribuisce con il 36% del reddito familiare, mentre Mario, pur avendo meno patrimonio, ha un reddito più alto. 

 

Eccezioni/aggiustamenti: 

- Se la coppia vive in una delle case di Anna, il valore dell’affitto "risparmiato" (es. €1.500/mese → €18.000/anno) potrebbe essere considerato un contributo indiretto di Anna. In questo caso: 

  - Reddito equivalente di Anna: €50.000 + €18.000 = €68.000. 

  - Nuova ripartizione: Anna 44% (€68.000 / €156.000 totale), Mario 56%. 

  - Questo rende il contributo di Anna più equo, riconoscendo il beneficio abitativo.

 

2. Spese straordinarie (imprevisti, grandi acquisti)

Definizione: 

- Esempi: riparazioni urgenti non coperte da assicurazione, spese mediche non previste, acquisto di un’auto nuova. 

- Sono costi non ricorrenti e spesso imprevedibili. 

 

Proposta di ripartizione: 

- Opzione 1: Mantenere la stessa proporzione delle spese ordinarie (36%-64%). 

  - Pro: Coerenza con il criterio del reddito. 

  - Contro: Mario potrebbe trovarsi a sostenere un peso maggiore, nonostante Anna abbia un patrimonio elevato (seppur non liquidabile). 

 

- Opzione 2: Creare un fondo di emergenza congiunto alimentato in proporzione al reddito (36%-64%). 

  - Esempio: Se il fondo è €10.000, Anna versa €3.600, Mario €6.400. 

  - Vantaggio: Copre imprevisti senza ricorrere al patrimonio di Anna. 

 

- Opzione 3: Per spese straordinarie oltre il fondo di emergenza, Anna contribuisce con una quota maggiore (es. 50%-50%) se decide volontariamente di attingere al suo capitale. 

  - Nota: Questo richiede un accordo esplicito, poiché Anna non è obbligata a liquidare asset. 


3. Scenario pratico: esempio numerico 

Supponiamo che: 

- Spese ordinarie annue: €60.000. 

- Spesa straordinaria (es. riparazione tetto casa familiare): €15.000. 

 

Tabella che descrive per tipo di spesa la differenza tra due investitori





(*)Solo se Anna accetta di usare il suo capitale (€1M investito). Altrimenti, si copre con il fondo emergenza o Mario paga il 64%.

 

4. Considerazioni chiave 

1. Patrimonio come "garanzia", non come reddito: 

   - Il patrimonio di Anna (case + capitale) può essere una riserva per crisi gravi (es. perdita del lavoro di Mario), ma solo se Anna è d’accordo a utilizzarlo. Non va dato per scontato. 

 

2. Equità dinamica: 

   - Se Mario contribuisce di più oggi (64%), in futuro, quando Anna avrà più reddito (es. vendita di un immobile), le percentuali potrebbero essere riviste. 

 

3. Comunicazione e flessibilità: 

   - Discutere scenari "what-if" (es. disoccupazione, figli, progetti comuni) per evitare conflitti. 

   - Anna potrebbe scegliere di investire parte del suo capitale in strumenti più liquidi per aumentare il reddito familiare (es. dividendi). 

 

Riepilogo della proposta finale 

- Spese ordinarie: 36% Anna, 64% Mario. 

- Spese straordinarie: 

  - Fondo emergenza alimentato in proporzione 36%-64%. 

  - Per costi maggiori, Anna contribuisce volontariamente dal capitale (senza obblighi). 

- Clausola di revisione: Rivalutare la ripartizione ogni 2-3 anni o in caso di cambiamenti sostanziali (es. figli, aumento del capitale). 

 

Perché funziona: 

- Rispetta la scelta di Anna di non monetizzare il patrimonio, ma riconosce il maggiore sforzo di Mario nel breve termine. 

- Evita di trasformare il patrimonio in un elemento di tensione, trattandolo come una risorsa "neutrale" se non condivisa.


Una delle obiezioni più comuni a questo approccio è che la scelta di Anna di preservare il valore degli immobili non affittandoli non è una scelta efficiente e comporta una penalizzazione significativa per Mario relativamente alla capacità di accrescere il suo patrimonio in relazione al suo reddito.

Anna infatti potrebbe porre in locazione i quattro appartamenti e ricavarci al netto di tasse e spese varie un reddito di circa 28.000€ annui, arrivano così a percepire un reddito annuo complessivo di 78.000€ , molto vicino a quello di Mario.


Vediamo quindi un ulteriore scenario in cui esploreremo questa possibilità.


Nuova ripartizione delle spese, modello ottimizzato


come valutare il "potenziale" del patrimonio (in questo caso, gli immobili) nella ripartizione delle spese, anche se non viene sfruttato. Analizziamo pro e contro della tua soluzione, con un esempio concreto per chiarire.

 

Il "reddito potenziale" degli immobili

Ho stimato calcolato: 

- Reddito lordo da affitto: €1.000/mese x 4 case x 12 mesi = €48.000/anno. 

- Spese (manutenzione, tasse, vuoti locativi): €20.000/anno. 

- Reddito netto immobiliare: €48.000 – €20.000 = €28.000/anno. 

- Reddito totale di Anna: €28.000 (immobili) + €50.000 (investimenti) = €78.000/anno. 

- Reddito di Mario: €88.000/anno. 

 

Ripartizione proposta: 

- Anna: circa 47% 

- Mario: circa 53%


Pro della soluzione 

- Equità prospettica: Mario non sostiene da solo il peso delle spese correnti, nonostante Anna abbia un patrimonio che potrebbe generare reddito aggiuntivo. 

- Incentivo a ottimizzare le risorse: Anna potrebbe essere motivata ad affittare le case (o a rivalutare la scelta di non farlo), migliorando il bilancio familiare. 

- Protezione per Mario: Se in futuro Anna decidesse di monetizzare gli immobili, Mario non si troverebbe ad aver "sovracontribuito" in passato.

 

Contro e rischi 

- Il reddito immobiliare è ipotetico: Anna ha scelto volontariamente di non affittare le case. Considerarlo come reddito "mancante" potrebbe essere percepito come un’imposizione ingiusta. 

- Doppio standard: Mario contribuisce con il 100% del suo reddito reale (€88.000), mentre Anna contribuisce con una quota basata su €78.000, di cui €28.000 sono teorici. 

- Tensioni relazionali: Anna potrebbe sentirsi punita per una scelta legittima (non affittare), mentre Mario potrebbe ritenere comunque iniquo che il patrimonio non venga "messo in comune".


Esempio pratico: due scenari a confronto 

Supponiamo spese familiari annuali: €100.000. 

 

Scenario A (Ripartizione a due variabili: 47%-53%) 

- Anna paga: €100.000 x 47% = €47.000 (usando €50.000 da investimenti). 

- Mario paga: €100.000 x 53% = €53.000 (usando parte del suo stipendio). 

- Situazione finale: 

  - Anna ha ancora €3.000 dal reddito d’investimento + €28.000 teorici non utilizzati. 

  - Mario ha €35.000 residui del suo stipendio (€88.000 – €53.000). 

 

Scenario B (Contributo solo sul reddito reale: 36%-64%) 

- Anna paga: €100.000 x 36% = €36.000. 

- Mario paga: €100.000 x 64% = €64.000. 

- Situazione finale: 

  - Anna ha €14.000 dal reddito d’investimento. 

  - Mario ha €24.000 residui. 

 

Vediamo chiaramente che il primo scenario realizza una migliore equità.

 

Punto critico: il "costo-opportunità" delle case non affittate 

La Nuova Ripartizione introduce un concetto economico chiave: il costo-opportunità (il mancato guadagno dovuto alla scelta di non affittare). È equo chiedere ad Anna di internalizzare questo costo nel contributo familiare? Dipende da due visioni: 

1. Individualista: Anna ha diritto a gestire il suo patrimonio come preferisce, senza che questo influisca sulle spese comuni. Ma non deve neanche penalizzare Mario.

2. Comunitaria: Le risorse della coppia (anche potenziali) vanno ottimizzate per il bene comune, e le scelte individuali hanno conseguenze sulla ripartizione. 

 

Una via di compromesso 

Per ridurre le tensioni: 

- Step 1: Usare la ripartizione 36%-64% per le spese ordinarie, basata sul reddito reale. 

- Step 2: Creare un "fondo risparmi" supplementare dove Anna versa una quota (es. €10.000/anno) derivante dal suo capitale, come "compenso simbolico" per il mancato affitto. 

- Risultato: 

  - Anna contribuisce €36.000 (spese) + €10.000 (fondo) = €46.000 (vicino al tuo 47%). 

  - Mario contribuisce €64.000 (spese), ma ha meno pressione sul risparmio personale. 

  - Il fondo può essere usato per spese straordinarie o progetti futuri, riducendo l’attrito sul patrimonio. 

 

Conclusione finale


Il modello a doppia ripartizione (Reddito e Patrimonio) ha una sua logica economica, ma rischia di essere percepita come punitiva verso Anna se applicata rigidamente. Un approccio ibrido che: 

- Mantiene la ripartizione sul reddito reale per le spese ordinarie. 

- Introduce meccanismi volontari (es. fondo comune) per riequilibrare il "costo-opportunità", 

È più sostenibile nel lungo periodo, perché rispetta le scelte di Anna mentre riconosce le esigenze di Mario. 

 

In questo caso è più che mai necessario discuterne apertamente di come si intende gestire il patrimonio in scenari futuri (es. figli, pensionamento). Questo eviterà equivoci e costruirà un’equità dinamica.





 
 
 

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